Nell’ultimo periodo, EnGreen ha preso parte a due degli eventi più significativi per il futuro delle Comunità Energetiche in Europa: la European Sustainable Energy Week (EUSEW), organizzata dalla Commissione Europea a Bruxelles, e l’European Energy Communities Forum a Cracovia, promosso da REScoop.eu.
Due occasioni diverse, un messaggio comune: le Comunità Energetiche Rinnovabili non sono più un’ipotesi, sono una priorità strategica – per l’Europa e per i territori.
Abbiamo ascoltato policy maker, operatori energetici, comuni, cooperative, e imprese confrontarsi su cosa funziona, cosa rallenta, cosa serve. E la sintesi è chiara: il tempo dell’attesa è finito. Il 2025 è l’anno in cui le imprese devono scegliere da che parte stare.
Perché le risorse ci sono. Le regole anche. Ma soprattutto, la domanda di energia condivisa, locale, sostenibile sta crescendo rapidamente, e chi saprà posizionarsi per primo avrà il vantaggio.
In questo contesto, entrare in una CER oggi significa non solo tagliare i costi, ma costruire un vantaggio competitivo strutturale. Ed è proprio da qui che vogliamo partire.
C’è una trasformazione silenziosa che sta attraversando i territori italiani, dai piccoli borghi alle aree industriali, e che sempre più spesso coinvolge anche le imprese: la nascita e diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. È una rivoluzione dal basso, collaborativa, che unisce cittadini, amministrazioni e aziende nella produzione e condivisione di energia pulita.
Ma per le imprese, entrare in una CER non è solo una scelta etica o ambientale: è oggi una delle decisioni più strategiche e vantaggiose che si possano prendere. E il motivo è chiaro: il 2025 è l’anno chiave per farlo.
Grazie ai fondi del PNRR, all’impegno normativo del Governo e alla nuova regolazione del GSE, le imprese che decidono di partecipare a una CER possono accedere a incentivi economici straordinari, pensati proprio per accelerare la transizione energetica del tessuto produttivo nazionale. Non si tratta di promesse vaghe o di sperimentazioni: parliamo di contributi a fondo perduto, tariffe incentivanti per ogni kWh condiviso, ritorni sull’investimento misurabili in pochi anni.
Eppure, nonostante il potenziale, molte imprese non stanno ancora cogliendo questa opportunità. Alcune per mancanza di informazioni, altre per paura della complessità burocratica, altre ancora perché non sanno che possono partecipare anche senza installare impianti.
Per questo è fondamentale fare chiarezza. Perché le CER non sono un affare per pochi, ma un’opportunità reale, concreta, e soprattutto accessibile a tutte le imprese, dalle grandi realtà produttive ai piccoli esercizi commerciali.
Gli incentivi attivi fino a novembre 2025: una finestra da non perdere
Il nuovo decreto, finanziato con risorse del PNRR, rende oggi più semplice, accessibile e vantaggioso per le imprese entrare in una Comunità Energetica Rinnovabile. Le novità introdotte moltiplicano il numero di beneficiari e semplificano l’accesso ai fondi, ma proprio per questo richiedono tempestività e preparazione.
Tre le innovazioni principali:
Estensione del bonus 40%
Il contributo a fondo perduto, inizialmente previsto solo per i comuni con meno di 5.000 abitanti, è ora accessibile anche a tutti i centri urbani sotto i 50.000 abitanti.
Un ampliamento decisivo, che quintuplica la platea dei potenziali beneficiari, includendo gran parte del tessuto urbano e produttivo italiano.
Anticipo fino al 30%
Per agevolare l’avvio degli impianti, è possibile ottenere un’anticipazione immediata fino al 30% del contributo complessivo. Una misura concreta per supportare le imprese nella fase più critica: la copertura dei costi iniziali.
Proroga delle scadenze
Le domande potranno essere presentate fino al 30 novembre 2025, con termine lavori fissato al 30 giugno 2026 e messa in esercizio consentita entro 24 mesi, comunque non oltre il 31 dicembre 2027.
Una finestra più ampia, ma destinata a riempirsi rapidamente, vista l’enorme potenziale della misura e il crescente interesse da parte di imprese, comuni e cittadini.
In altre parole: mai come ora i fondi sono disponibili e le condizioni favorevoli.
Ma proprio perché così tanti nuovi attori potranno partecipare, sarà fondamentale non farsi trovare impreparati.
Serve visione, progettualità e rapidità.
E chi si muove per tempo potrà assicurarsi l’accesso agli incentivi e posizionarsi come pioniere dell’energia condivisa.
Una leva strategica per la competitività delle imprese
Ridurre il costo dell’energia è già un obiettivo importante, soprattutto in un contesto instabile come quello attuale. Ma entrare in una CER significa anche aumentare la resilienza energetica, pianificare meglio la gestione dei consumi, e generare valore reputazionale.
Molte filiere stanno introducendo criteri ambientali nella selezione dei fornitori. Gli investitori valutano sempre di più l’impegno ESG. I clienti sono sensibili alla sostenibilità. Partecipare a una comunità energetica offre alle imprese uno strumento concreto per dimostrare coerenza e leadership.
Non è un caso se molte grandi aziende stanno iniziando a promuovere CER all’interno dei propri territori o distretti industriali. Ma la vera forza delle CER sta nel fatto che non servono grandi investimenti iniziali o superfici estese per partecipare. Anche un supermercato di quartiere, una falegnameria, un laboratorio artigiano può entrare in una comunità e contribuire – direttamente o come consumatore – alla condivisione dell’energia.
È un modello inclusivo, flessibile, scalabile. Ed è proprio per questo che funziona.
Non solo sostenibilità: anche collaborazione e identità territoriale
C’è poi un aspetto che spesso si sottovaluta, ma che per molte imprese può fare la differenza: il legame con il territorio. Le CER non sono solo impianti fotovoltaici e contatori intelligenti: sono comunità di scopo, alleanze locali che mettono in rete soggetti diversi attorno a un bene comune.
Entrare in una CER significa rafforzare il rapporto con il proprio contesto, costruire relazioni con cittadini, amministrazioni, realtà produttive vicine.
Un’azienda che diventa promotrice di una CER non sta solo investendo nella propria efficienza: sta contribuendo a costruire un ecosistema energetico locale più stabile, giusto e partecipativo.
E questo ha un valore enorme, in termini di consenso, legittimazione, capitale sociale.
Il momento di agire è adesso
Tutte le condizioni sono allineate: norme, incentivi, tecnologie. Ma la finestra non resterà aperta per sempre.
Ogni mese che passa riduce la disponibilità di fondi, allunga le tempistiche di realizzazione, espone le imprese al rischio di rimanere ferme mentre il contesto evolve.
Il 2025 sarà l’anno in cui vedremo nascere centinaia di nuove CER in tutta Italia. Le imprese che agiranno oggi avranno un vantaggio competitivo tangibile, in termini economici, reputazionali, strategici.
Quelle che rimanderanno, dovranno recuperare terreno.
E allora, cosa può fare un’impresa, concretamente?
Il primo passo è semplice: valutare la propria situazione energetica e capire se esistono le condizioni per entrare in una CER – come produttrice, come consumatrice o come soggetto aggregatore.
In molti casi, bastano un tetto, un contatore e la volontà di innovare.
Noi di EnGreen, insieme alla cooperativa Newton, accompagniamo ogni giorno imprese di ogni dimensione in questo percorso.
Lo facciamo con un approccio tecnico, strategico, ma soprattutto umano: costruire una CER significa prima di tutto costruire fiducia.
Il futuro dell’energia è locale, condiviso e collaborativo.
La tua impresa vuole farne parte?
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